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Cronaca mercoledì 10 maggio 2017 ore 16:21

Maxi truffa, nei guai un uomo di Rosignano

Un 49enne di Rosignano è stato arrestato nell'ambito di una operazione che ha portato all'emissione di cinque misure cautelari



ROSIGNANO M.MO — Viaggi in mete di lusso, gioielli, auto costosissime, casinò e barche. Si potevano permettere di tutto grazie al mancato versamento di debiti tributari per oltre 10 milioni di euro.

Una intera famiglia, composta da italiani, albanesi e argentini, è ora indagata a vario titolo per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta.

La guardia di finanza ha sequestrato loro beni mobili e immobili per 8,8 milioni di euro denunciando 15 persone e dando seguito a cinque misure cautelari.

Oltre a ingenti somme di denaro, le fiamme gialle hanno sequestrato 11 auto (tra cui, una Jaguar, due Mercedes, un Range Rover Sport e una Maserati), 4 motoveicoli, una villetta a Livorno nella zona di Montenero e un’imbarcazione di circa 8 metri ormeggiata nel porticciolo di Rosignano Marittimo.

A finire in carcere, nel corso dell'operazione Black Coop, un 40enne albanese residente a Livorno e il suocero 49enne di Rosignano, mente dell'associazione a delinquere. I due, nell'arco di 5 anni hanno evaso almeno 4,5 milioni di euro e acquistato auto di lusso, Jaguar, Maserati, Porsche, Mercedes, barche, viaggi all'estero e speso importanti cifre ai casinò. I reati contestati vanno dall'associazione per delinquere alla bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, bancarotta semplice, appropriazione indebita aggravata, dichiarazione infedele, sottrazione al pagamento delle imposte, indebita compensazione di crediti inesistenti e intestazione fittizia di beni.

Ai domiciliari la moglie trentatreenne dell'albanese, figlia del 49enne che, secondo quanto emerso dalle indagini, svolgeva il ruolo di contabile di cinque società cooperative, operanti nel settore delle spedizioni, amministrate dai due.

La donna faceva da tramite con un commercialista di Torre Annunziata, deceduto nel dicembre del 2016, costante punto di riferimento dell’organizzazione criminale, garantiva la riuscita della frode attraverso false dichiarazioni riportanti costi fittizi per 16 milioni e la compensazione di imposte dovute con crediti inesistenti per oltre 3 milioni di euro, con la presentazione, tra il mese di dicembre 2015 e il mese di aprile 2017 di 58 modelli F24.

Obbligo di firma per un ragazzo di 26 anni, fratello della 30enne contabile, e un argentino residente a Rosignano.

Il sodalizio criminale si è avvalso del supporto di altri undici soggetti, indagati e coinvolti a vario titolo soprattutto in qualità di prestanome e amministratori di diritto delle società o per garantire l’intestazione fittizia dei beni.


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